Che poi, dipendesse da me, ti terrei al riparo.
Dagli scossoni improvvisi, dai colpi non schivati e dagli errori evitabili.
Ti proteggerei dalle mie imperfezioni e dai tuoi sbagli, dalle rotture di coglioni quotidiane, dai percorsi scomodi, dalle battaglie inutili.
Mi metterei nel mezzo, a palme aperte e spalle larghe; mi infilerei in un taschino, a guisa di Bibbia, per incassarla io quella pallottola diretta al cuore.
Mi prenderei i tuoi mal di denti, il sole a picco sulla testa e i molestatori che si avvicinano indesiderati, con sorrisi a trentasei denti e mani sudaticce.
E quella puntura di zanzara che ti tormenti fino a farla sanguinare, la curerei con una X di unghie rosicchiate.
Mi sporcherei le mani, col succo di pesche appena raccolte e pomodori maturi che pizzicano la lingua di sole, e di sale.
Chiuderei ogni ferita con un bacio casto e provvidenziale, e accoglierei schiaffi di tramontana gelida quando dimentichi il cappello di lana.
E quando meno te l’aspetti, sfodererei una bacchetta magica e qualche formula di rito: sussurrala con me, per aggiustare tutto basta strizzare gli occhi fino ai fili luminosi dell’angelo.
Ti terrei stretto, di lacci che sbiancano le dita, e scioglierei i nodi per vederti veleggiare al largo, un faro all’orizzonte su uno scoglio bianco di sirene e gabbianelle.
Ti aprirei un ombrellino sulla testa per ripararti dalla pioggia e mi farei maglione sformato ma comodo, per scaldarti in certe sere d’inverno, ché il riscaldamento ce lo teniamo basso, con parsimonia…
Mi farei carico di decisioni difficili da prendere e riempirei il mio zainetto di responsabilità condivise, più facili da trasportare così, una maniglia per uno.
Accoglierei le tue lune storte, i tuoi sorrisi incerti, le tue indecisioni, i tuoi musi lunghi, i silenzi immotivati, e anche qualche risposta sgarbata.
Incasserei distrazioni e qualche colpo basso, malumori, noia, stanchezza.
Negozierei pomeriggi a far niente sul divano con una sgambata sul MonteMatto , un pantano di sabbie mobili con discese sfrenate in bicicletta, una febbre in cambio di una zuppa inglese, un diamante con un nastrino blu legato stretto al polso, un fardello di sospiri e insicurezze con una cattedrale di solide certezze.
Che poi, dipendesse da me, ti terrei saldo.
Una mano nella mano.
E due mani sugli occhi, a celarti sorprese, e abbassar le difese.